I benefici di una sana alimentazione sulla sfera mentale
La letteratura dimostra l’esistenza di un’associazione positiva tra alimentazione sana e funzionamento mentale (Firth, et al., 2020). Di qui, emerge un invito promettente per i professionisti sanitari e sportivi che si occupano della salute dei propri atleti: la promozione di uno stile alimentare sano che possa migliorare non solo la salute fisica, ma anche il benessere psicologico, altrettanto legato al successo sportivo. Ma cosa significa "mangiare sano" dal punto di vista psicologico? Difficile definirlo. Un buon rapporto con il cibo sembra caratterizzato dalla consapevolezza e dal rispetto delle proprie sensazioni corporee di fame e sazietà, dal coinvolgimento attivo in altre attività che non includono necessariamente l’alimentazione, dal piacere di nutrirsi sperimentando alimenti diversi, dalla flessibilità nella scelta e pianificazione dei pasti e da un rapporto equilibrato e flessibile con la bilancia e il conteggio delle calorie (Bays, 2018; McComb & Mills, 2019).
La motivazione a seguire una sana alimentazione
Spesso la preparazione degli sportivi include o richiede l’aderenza a un piano alimentare. In alcuni casi questa è una scelta personale dello sportivo; in altri viene proposta e messa a disposizione dalla società stessa. Ogni caso comporta risvolti motivazionali diversi sullo sportivo. Possono entrare in gioco spinte all’aderenza molto diverse tra loro: "sentirsi apprezzati", "migliorare le prestazioni", "rispettare le indicazioni del medico", "piacersi di più", "sentirsi in salute", … Come si può notare, le motivazioni non sono tutte uguali: alcune incarnano una spinta interiore ("mangio bene perché amo il cibo sano"), mentre altre sono più legate all’ottenimento di vantaggi esterni ("mangio bene perché me lo ha detto il nutrizionista"), e in ognuno predomina, a seconda delle situazioni e della propria personalità, un tipo di motivazione rispetto alle altre (Mandolesi, 2017; White, 1959; Ryan e Deci, 1985; 2000). Tuttavia, queste motivazioni non incidono allo stesso modo sull’aderenza nel tempo: alcuni sportivi, infatti, faticano a seguire con costanza il piano alimentare. Secondo la letteratura, sono coloro che hanno motivazioni intrinseche o legate all’autodeterminazione a essere più costanti nel tempo e a trarre quindi maggiori benefici fisici e psicologici dai propri stili di vita sani; in contrasto, la motivazione estrinseca non sembra essere una condizione sufficiente e funzionale al raggiungimento di obiettivi difficili che richiedono dedizione e impegno a medio e lungo termine (Ryan e Deci, 2000).
L’alimentazione emotiva
In alcuni casi, a rendere difficile l’aderenza a un piano alimentare è la cosiddetta fame emotiva, che si differenzia dalla fame fisica. Quest’ultima è un segnale fisiologico che si manifesta quando l’organismo necessita di energia e nutrienti per poter funzionare correttamente; la fame emotiva, al contrario, è un segnale che si innesca a seguito di specifiche situazioni o processi di pensiero, che non corrispondono a un reale deficit di energia (Conner & Armitage 2008). In altre parole, non sempre si mangia per soddisfare una "fame reale"; spesso, capita di cercare il cibo per ridurre alcune emozioni spiacevoli, come lo stress, la noia, l’ansia, la rabbia. Parliamo, quindi, di alimentazione emotiva quando il cibo rappresenta un modo semplice e veloce per stare meglio e gestire alcuni bisogni psicologici, e questo a prescindere dal senso di fame o sazietà avvertito dall’organismo (Conner & Armitage, 2008).
Ostacoli a un’alimentazione sana: restrizione, compensazione e abbuffate
Molti sportivi regolano la propria alimentazione allo scopo di modificare il proprio peso o aspetto corporeo. In questi casi, emergono spesso alcuni fenomeni frequenti disfunzionali. Talvolta, per esempio, capita che la persona, per timore di prendere peso o desiderio di avere risultati più velocemente, arrivi a restringere eccessivamente l’apporto calorico seguendo regole alimentari rigide e infondate. Il risultato è una restrizione calorica e cognitiva che conduce l’individuo a un circolo vizioso negativo, caratterizzato da un’alternanza tra restrizione ed episodi di abbuffata, ovvero momenti in cui si mangia senza controllo ben oltre il proprio fabbisogno e senso di sazietà, e in maniera impulsiva (Fairburn, 2013). In altri casi, invece, può emergere il bisogno di "controbilanciare" le calorie assunte (o da assumere) attraverso il digiuno o con un allenamento eccessivo e compulsivo, volto a smaltire le calorie di troppo. Anche in questo caso, tali pattern possono condurre a effetti molto negativi per la salute degli atleti: la compensazione conduce a un senso di costrizione e di fame fisica ed emotiva; che, a sua volta, può determinare l’insorgenza di veri e propri episodi di abbuffata (Fairburn, 2013; Church et al., 2009).
L’approccio mindful eating: i tipi di fame
Ascoltare attentamente i segnali del proprio corpo sembra essere un aspetto fondamentale per riuscire a costruire un rapporto sano con l’alimentazione. Nello specifico a tale scopo è possibile acquisire un approccio "mindful" nei confronti del cibo e del mangiare. Con il termine "mindfulness", nello specifico, si intende "il porre attenzione a ciò che succede dentro di noi - nel corpo, nel cuore e nella mente - e fuori di noi nell’ambiente in cui siamo, in modo tollerante e non giudicante" (Bays, 2018). Questa attitudine viene acquisita all’interno di specifiche pratiche formulate con protocolli specifici. Per quanto riguarda la dimensione alimentare, una pratica proposta in letteratura è quella della "mindful eating" che comporta l’acquisizione di consapevolezza sulle sensazioni, pensieri ed emozioni che affiorano nei confronti del cibo e del mangiare. Questo approccio permette di riscoprire la capacità di ascoltare il proprio corpo ed esplorare il cibo attraverso tutti i sensi, imparando a sintonizzarsi con i propri bisogni (Bays, 2018). Secondo questo approccio esistono, nello specifico, nove tipologie di fame che andrebbero riconosciute e soddisfatte in modo differente: la fame degli occhi, del tatto, delle orecchie, del naso, della bocca, dello stomaco, della mente, delle cellule e del cuore. Imparare a riconoscerle può aiutare ad avvicinarsi all'alimentazione con maggiore consapevolezza e attenzione, identificando meglio i propri bisogni (Bays, 2018).
Il ruolo del professionista sanitario sportivo
Supportare gli atleti nella costruzione di un sano rapporto con il cibo è di fondamentale importanza per i professionisti sanitari che operano nell'ambiente sportivo, proprio perché nel contesto sportivo la prevalenza dei problemi alimentari è maggiore rispetto alla popolazione generale: l’8% degli atleti di sesso maschile e il 20% delle atlete di sesso femminile soffre di un disturbo del comportamento alimentare (Dalla Ragione, et al., 2009; Sundgot-Borgen et al. 2004). I disturbi alimentari sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo (Treasure et al., 2020); tra i più frequenti, nel mondo sportivo, ritroviamo l’anoressia atletica e la triade femminile dell’atleta. Il primo include comportamenti volti alla riduzione della massa corporea, con l'intento di migliorare la propria prestazione atletica (Sudi et al., 2004); il secondo è una sindrome che comprende disturbi dell'alimentazione, disturbi del ciclo mestruale e osteoporosi nelle atlete di sesso femminile (Hobart & Smucker, 2000). L'origine dei disturbi alimentari è multifattoriale ed esistono dei campanelli d’allarme che ci permettono di riconoscerli, tra questi: alcuni comportamenti alimentari, l’umore e i comportamenti generali, e alcuni segni e sintomi fisici (Nizzoli, Colli & Covri, 2007). È buona prassi, per il professionista sanitario sportivo, conoscere i fattori di rischio e riconoscere i segnali di un disturbo alimentare, per poter supportare gli atleti in ottica preventiva, di comprensione e di intervento, anche considerando il coinvolgimento di una rete di altre figure professionali specializzate (Nizzoli, Colli & Covri, 2007).
La didattica
Il corso include spiegazioni teoriche approfondite, schemi riassuntivi, esempi e suggerimenti pratici per professionisti che lavorano in ambito sportivo. Dopo un’introduzione sull’importanza dell’alimentazione sana per il benessere e la salute mentale degli atleti, verranno approfondite le problematiche che possono insorgere nel rapporto con il cibo, analizzandone cause e fattori di rischio e potenziali impatti negativi sulla salute dell’individuo. Inoltre, si illustreranno le ragioni e le modalità per instaurare una relazione sana e consapevole con la propria alimentazione e i segnali del proprio corpo. Successivamente, verrà dato spazio al potenziale intervento delle figure sportivo-sanitarie, offrendo spunti pratici di prevenzione, comprensione e intervento. Infine, verrà approfondita la figura dello psicoterapeuta e di come possa essere d’aiuto a professionisti che lavorano in ambito sportivo.
Modalità di svolgimento
Il corso si svolge in diretta online in modalità sincrona in un'aula virtuale con l'organizzazione di PhisioVit, una relatrice che impartisce le lezioni in lingua italiana e un massimo di cinquecento partecipanti. L'evento può essere seguito da ogni dispositivo. Le lezioni appartenenti al programma sono organizzate secondo il seguente calendario didattico: giovedì 5 dicembre dalle 21.00 alle 23.00 in aula plenaria. A seguito dell'iscrizione a questo evento online, si ricevono i link per accedere nei giorni e agli orari prestabiliti alle aule didattiche virtuali.
Cosa si ottiene partecipando a questo corso online
Il partecipante regolarmente iscritto ha diritto a:
• Accesso all'aula plenaria virtuale dove si svolgono i lavori
• Assistenza tecnica pre, durante e post corso
• Chat dedicata alle domande
• Interazione via microfono/webcam con la relatrice
• Registrazione del corso online (*1)
• Dispense appositamente progettate dalla relatrice
• Attestato di partecipazione
• Certificato dei 4,5 Crediti ECM ottenuti al superamento del questionario (*2)
(*1) Entro qualche ora dalla conclusione del corso online, la registrazione dello stesso sarà disponibile in piattaforma didattica sul proprio pannello personale.
(*2) IMPORTANTE: il questionario di apprendimento ECM per normativa Age.Na.S. va completato entro e non oltre tre giorni dalla conclusione di un evento sincrono e quindi, in questo caso, entro domenica 8 dicembre. Sempre nel rispetto della normativa Age.Na.S., i tentativi a disposizione di ogni discente per superare il questionario di apprendimento e ottenere i 4,5 crediti ECM previsti sono un massimo di cinque.
Obiettivi
Al termine dell'intero percorso formativo il partecipante sarà in grado di:
• Acquisire conoscenze relative al concetto di sana alimentazione in ambito sportivo
• Riconoscere e intervenire su potenziali cause e fattori di rischio per promuovere un rapporto funzionale e benefico con il cibo
• Declinare le conoscenze teoriche acquisite nella propria pratica professionale, sia in ottica preventiva che terapeutica
• Riconoscere i campanelli d’allarme utili per intercettare eventuali disturbi alimentari e necessità di intervento dal punto di vista psicologico
• Riconoscere e attivare l’intervento dello psicoterapeuta, e di una rete di professionisti, in caso di necessità